Atelier Remoto  
Works                About                Contact















Mi pare che il fare sia facile
The Magic of Movements

Proposta di allestimento 
per la Fondazione Vico Magistretti
2023

Con Jacopo Biffi


Poche cose sono noiose come teorizzare su se stessi, o peggio, su quel che si fa, diceva Vico Magistretti. La proposta progettuale Mi pare che il fare sia facile vuole trasformare gli spazi della fondazione in un laboratorio, dove toccare, spostare, giuntare i pezzi sciolti del sistema di oggetti della serie Broomstick, così che i visitatori possano immaginare e inventare sedute capovolte, nascondigli
strampalati, ripari temporanei e oggetti imprevedibili, nati da incontri casuali, storie incrociate e fantasie tattili, per dislocarsi senza smarrirsi.
Che bello sarebbe errare leggeri, tra le mani qualche pezzo di legno sciolto, che, rivelata la tecnologia, possa mutare stanze e saloni in paesaggi, diversi ma riconoscibili, intimi e condivisi. Abitare una casa come costellazione di momenti ed azioni fisiche: entrare, fermarsi, ascoltare, sospirare, stupirsi, attraversare, appoggiare, appoggiarsi, osservare i materiali, aprire porte, sedersi al buio, illuminare un angolo, mangiare guardando fuori, lavarsi in penombra, montare un tavolo, smontare una libreria, condividere, festeggiare, dormire, andarsene. L’atmosfera di un nuovo arrivo è avventurosa e partecipativa e chiunque arrivi, poco importa da dove, portando con sé un universo di erranze, resistenze e
reticenze, è invitato a fare, a costruire, ad ascoltare, a ricercare qualità segrete e usi antichi o ad inventare un senso nuovo, agli oggetti liberi e fantastici, abbandonati sul pavimento come rami alla deriva, sull’isola urbana di Robinson Crusoe.

L’allestimento Mi pare che il fare sia facile inviterà i visitatori a toccare e
muovere gli oggetti, sentirne il peso, comprenderne gli ingranaggi e trasportarli, muoverli, rivestirli di panni leggeri e coperte pesanti, sedervisi, sdraiarcisi sopra, nascondersi e colonizzare la fondazione. Ci si muove tra le stanze come tra le vie, tra i mobili assemblati come tra quartieri, mentre suoni e parole raccontano i progetti, accompagnando l’inevitabile spaesamento e il divertito appaesamento. Immersivo o delicato, il suono guida la curiosità suggerendo e dilatando, talvolta amplificando, tavolta riducendo i paesaggi in processo.

Suoni di costruzione e assemblaggio, del dentro dell’oggetto, da raccontare senza disegni, via radio, mescolati con le parole, interferenze in fase di montaggio e infine, alcova immersiva di voci e luce risonante, dove ripensare al rituale così umano dell’abitare provvisorio.